CEFAMEZIN è indicato nel trattamento delle seguenti infezioni sostenute da microrganismi sensibili come: infezioni dell’apparato respiratorio, infezioni genito–urinarie, infezioni ostetrico–ginecologiche, infezioni della pelle e dei tessuti molli, infezioni otorinolaringoiatriche, infezioni oftalmologiche, infezioni gastroenterologiche, infezioni epatobiliari, infezioni osteoarticolari, appendiciti, peritoniti, setticemie, endocarditi. E’ inoltre indicato per la profilassi e la terapia delle infezioni chirurgiche. Adulti e bambini La posologia di CEFAMEZIN è di 1–3 g/die nell’adulto e di 20–50 mg/kg/die nel bambino. In pazienti con insufficienza renale le dosi vanno aggiustate in funzione del grado di compromissione (vedi lo schema seguente). Clearance creatinina (ml/min) | Dose iniziale | Dose di mantenimento | Intervallo approssimativo di dosaggio | 0 | 500–1000 mg | metà dose iniziale | 48 ore | 5 | 500–1000 mg | metà dose iniziale | 24 ore | 10 | 500–1000 mg | metà dose iniziale | 16 ore | 15 | 500–1000 mg | metà dose iniziale | 12 ore | 20 | 500–1000 mg | metà dose iniziale | 9–10 ore | 25 | 500–1000 mg | metà dose iniziale | 8 ore | 30–50 | 500–1000 mg | uguale alla dose iniziale | 16–24 ore | 50–80 | 500–1000 mg | uguale alla dose iniziale | 12 ore | Di solito CEFAMEZIN si somministra ogni 12 ore; in casi gravi è preferibile ripartire la dose giornaliera in 3 somministrazioni. Nel trattamento delle infezioni particolarmente gravi CEFAMEZIN è stato impiegato alla dose di 4–12 g/die nell’adulto e di 100 mg/kg/die nel bambino. Modo di somministrazione CEFAMEZIN può essere somministrato sia per via intramuscolare, sia per via endovenosa. Somministrazione intramuscolare: sciogliere il contenuto di un flacone con il solvente annesso. La fiala di solvente contenente anestetico, annessa alle confezioni da 1 g, 500 mg, 250 mg, deve essere usata esclusivamente per somministrazione intramuscolare. Somministrazione endovenosa: CEFAMEZIN può essere somministrato per iniezione endovenosa diretta lenta (10 ml di soluzione in 3–5 minuti) per infusione endovenosa continua o intermittente. Per la somministrazione endovenosa sciogliere il contenuto dei flaconi in acqua per preparazioni iniettabili oppure in: acqua per preparazioni iniettabili oppure in soluzione glucosata, soluzione fisiologica, destrosio 5% e 10%, destrosio 5% + sodio cloruro 0,90%, destrosio 5% + sodio cloruro 0,45%, destrosio 5% + sodio cloruro 0,20%, destrosio 5% in soluzione di Ringer, Ringer, Ringer lattato, sodio bicarbonato 5%, invertosio 5% o 10%. Come con le altre cefalosporine, gli effetti indesiderati sono generalmente limitati a occasionali fenomeni di ipersensibilità. Sono stati segnalati anche casi di shock e reazioni anafilattiche, reazioni anafilattoidi, reazioni di ipersensibilità al farmaco e ipotensione. La possibilità della comparsa di questi ultimi è maggiore in individui che in precedenza abbiano manifestato reazioni di ipersensibilità ed in quelli con precedenti anamnestici di allergia, asma, febbre da fieno, orticaria. Sono state segnalate le seguenti reazioni secondarie: glossite, nausea, vomito, rash, orticaria, rash maculo–papulare, eritema, prurito, eruzione da farmaci, diarrea, pirosi gastrica, dolori addominali riferiti da alcuni pazienti; molto raramente lieve orticaria o rash cutaneo, prurito, artralgie. Sono stati segnalati rari casi di sindrome di Stevens–Johnson. È stata segnalata la rara possibilità d’insorgenza di diarrea da Clostridium difficile (vedere paragrafo 4.4) e la possibilità ancora più rara di evoluzione a colite pseudomembranosa con esito potenzialmente fatale. Occasionalmente variazioni transitorie di alcuni parametri di laboratorio come eosinofilia, leucopenia, neutropenia, aumento delle transaminasi sieriche, della bilirubina totale e dell’azotemia. Altre reazioni osservate sono state vertigine, senso di costrizione toracica, vaginite da Candida in rapporto anche con lo sviluppo di microrganismi non sensibili. Raramente questi fenomeni collaterali sono stati così intensi da richiedere l’interruzione della terapia. Sono stati segnalati casi di anemia emolitica in seguito a trattamento con cefalosporine. Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1. CEFAMEZIN è controindicato nei pazienti nei quali sia stata evidenziata allergia nei confronti delle cefalosporine. In caso di associazione con un altro antibiotico, si consiglia di non somministrare la cefazolina nella stessa siringa o nello stesso contenitore per infusione. Cefazolina, somministrata in associazione a warfarin, potrebbe avere un effetto additivo con quest’ultimo nel produrre ipoprotrombinemia. L’esatto meccanismo di questo fenomeno non è del tutto conosciuto e si raccomanda particolare cautela nella somministrazione contemporanea di cefazolina e warfarin in pazienti che necessitano di un trattamento anticoagulante (vedere paragrafo 4.4). Il probenecid, somministrato contemporaneamente a cefazolina, riduce l’eliminazione di quest’ultima con un meccanismo di competizione per l’escrezione tubulare renale (vedere paragrafo 5.1). La somministrazione delle cefalosporine può interferire con alcune prove di laboratorio, causando pseudopositività della glicosuria con i metodi di Benedict, Felhing e "Clinitest", ma non con i metodi enzimatici. Sono state segnalate, in corso di trattamento con cefalosporine, positività al test di Coombs (talora false). Sia a livello clinico che di laboratorio vi è evidenza di parziale allergenicità crociata fra penicillina e cefalosporine e, per quanto rari, sono stati segnalati casi di pazienti che hanno presentato reazioni ad entrambi i farmaci, talora anche di tipo anafilattico specie dopo somministrazione parenterale. Cefazolina, somministrata in profilassi a pazienti sottoposti a interventi chirurgici a cuore aperto, potrebbe avere un effetto additivo a warfarin nel produrre ipoprotrombinemia. La risposta della protrombina a warfarin dopo cefazolina è stata d’intensità intermedia rispetto a cefamandolo (maggiore ipoprotrombinemia) e vancomicina (minore ipoprotrombinemia). Sebbene l’esatto meccanismo di questo fenomeno non sia del tutto conosciuto, si raccomanda precauzione nella somministrazione di warfarin in pazienti in trattamento con cefazolina (vedere paragrafo 4.5). La tollerabilità di CEFAMEZIN risulta buona, però la funzionalità del rene va comunque controllata specie nei casi di insufficienza renale e di uso contemporaneo di farmaci potenzialmente nefrotossici. In pazienti sottoposti a dialisi peritoneale (es. dialisi peritoneale ambulatoriale continua, oppure dialisi peritoneale ciclica continua), la presenza di cefazolina nell’organismo è fortemente influenzata dalla velocità di flusso del liquido dializzato. L’aumento della velocità del fluido dializzato a valori > 5,50 ml/minuto in pazienti in dialisi peritoneale conduce a un aumento dell’eliminazione di cefazolina dall’organismo. Pertanto, le dosi di farmaco dovrebbero essere riconsiderate per evitare situazioni di sottodosaggio e conseguenti fallimenti terapeutici. Inoltre, in pazienti con peritoniti secondarie a dialisi peritoneale, la velocità del flusso del liquido dializzato dovrebbe essere mantenuta a valori < 5,50 ml/minuto prima dell’inizio di una terapia antibiotica con cefazolina (vedere paragrafo 5.2). L’uso prolungato di antibiotici può favorire lo sviluppo di microrganismi non sensibili. In pazienti ospedalizzati, particolarmente se anziani, è raccomandata particolare cautela nella somministrazione di cefazolina, in quanto è stata dimostrata una correlazione diretta tra l’uso di questo antibiotico e l’insorgenza di diarrea associata a Clostridium difficile (vedere paragrafo 4.8). Nella donna in gravidanza e durante l’allattamento il prodotto va somministrato in casi di effettiva necessità e sotto il controllo del medico. Categoria farmacoterapeutica: cefalosporine di prima generazione, codice ATC: J01DB04. Attività antibatterica. La cefazolina agisce inibendo la sintesi della parete cellulare batterica. La sua azione di tipo battericida si esplica su numerosi germi Gram–positivi e Gram–negativi, in particolare: Staphylococcus aureus (penicilino–sensibili e penicilino–resistenti), Streptococcus viridans, Streptococcus pyogenes, Staphylococcus epidermidis, Streptococcus pneumoniae, Klebsiella pneumoniae, Enterobacter aerogenes, Haemophilus influenzae, Neisseria gonorrhoeae, Escherichia coli, Proteus mirabilis. In caso d’infezioni dei fluidi corporei sostenute da ceppi di Staphylococcus aureus meticillino–sensibile (MSSA), cefazolina può essere impiegata come farmaco di prima scelta associata a un aminoglicoside. Tuttavia, in alcune circostanze come ad esempio in caso di sviluppo di peritonite correlata a dialisi peritoneale, i ceppi di Staphylococcus MSSA possono sviluppare la formazione di biofilm grazie alla presenza della superficie sintetica dei cateteri utilizzati per la dialisi. Una volta che il biofilm si è formato, i ceppi MSSA vanno incontro a modifiche della loro struttura e questo richiede concentrazioni molto più alte di antibiotico per inibire la loro proliferazione. I batteri modificati possono diventare resistenti a cefazolina e la valutazione della loro sensibilità al farmaco mediante i metodi classici per la determinazione della minima concentrazione inibente (MIC) può risultare inadeguata per una corretta stima della reale concentrazione di antibiotico utile per inibire il biofilm. In tal caso, è necessario eseguire la determinazione della minima concentrazione inibente il biofilm (Minimum Biofilm Eradication Concentration – MBEC) presso laboratori che siano esperti nell’esecuzione di questa tecnica in vitro. Cefazolina è eliminata prevalentemente per via renale e, quando è somministrata contemporaneamente a probenecid, quest’ultimo ne riduce l’eliminazione in quanto compete per l’escrezione tubulare renale. Questo effetto può essere utilizzato in modo proficuo in casi selezionati per aumentare le concentrazioni di cefazolina nel siero. Somministrata per via parenterale nell’uomo, la cefazolina raggiunge rapidamente i massimi livelli ematici e si mantiene in concentrazioni utili per 8–12 ore. Il legame con le proteine plasmatiche è del 60–80%. Cefazolina è rilevabile in concentrazioni efficaci in molti tessuti ed organi come polmoni, tonsille, parete colecistica, appendice. Cefazolina raggiunge livelli elevati (circa la metà di quelli ematici) nella bile e nel liquido sinoviale. In uno studio di farmacocinetica condotto mediante somministrazione per infusione endovenosa continua su 7 pazienti adulti, la percentuale della frazione libera nel fluido interstiziale (17,5%) è risultata simile alla percentuale della frazione libera plasmatica non legata alle sieroproteine (26,6%), quando la misurazione avviene allo steady–state. Nello studio, il rapporto fra concentrazione libera interstiziale/concentrazione libera plasmatica è stato di 0,84. Cefazolina diffonde invece scarsamente nel liquor e in maniera trascurabile nel latte. La sua emivita biologica è di 1,8–2 ore e l’eliminazione è prevalentemente urinaria, raggiungendo il 70–80% della dose alla 24a ora. Le massime concentrazioni urinarie di antibiotico sono dell’ordine di 2400 mcg/ml e 4000 mcg/ml rispettivamente dopo l’iniezione i.m. di 500 mg e 1 g. In pazienti sottoposti a dialisi peritoneale (es. dialisi peritoneale ambulatoriale continua oppure dialisi peritoneale ciclica continua), la farmacocinetica di Cefamezin è fortemente influenzata dalla velocità di flusso del liquido dializzato. L’aumento della velocità del fluido dializzato a valori >5,50 ml/minuto in pazienti in dialisi peritoneale conduce a un aumento della clearance corporea totale, diminuzione dell’emivita d’eliminazione plasmatica e diminuzione dell’emivita d’eliminazione peritoneale di Cefamezin. Pertanto, le dosi di farmaco dovrebbero essere riconsiderate per evitare situazioni di sottodosaggio e conseguenti fallimenti terapeutici. Inoltre, in pazienti con peritoniti secondarie a dialisi peritoneale, la velocità del flusso del liquido dializzato dovrebbe essere mantenuta a valori <5,50 ml/minuto prima dell’inizio di una terapia antibiotica con Cefamezin (vedere paragrafo 4.4).
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